nuovo me stesso

VIA LA MASCHERA!!!

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via la maschera!

Ciao a tutti e benvenuti a questo nuovo Spiraglio.

Oggi scrivo per togliermi la maschera (o per lo meno una maschera), quella dello pseudonimo che ho scelto per scrivere : Spiraglio di Luce. 

Non avevo mai scritto un blog e la scelta di usare uno pseudonimo inizialmente mi è parsa la più conveniente : sentivo così  garantita una certa privacy e lo ritenevo opportuno per il particolare tipo di argomenti trattati. Forse non tutti – mi dicevo – sono così disposti a sentir parlare di destino, energia, intuizioni e regali dell’Universo. Ciò nonostante, oggi non mi riconosco più in questi timori : sento che nascondere la mia identità non solo non mi protegge, ma anzi è divenuto un limite. Oggi mi voglio aprire al mondo, dichiarando senza riserve chi sono e perché sento l’urgenza di scrivere.

Qualche giorno fa un amico mi ha detto : “c’è un momento per tenersi le cose per sé ed un altro per aprirsi”. Anche se parlavamo d’altro queste parole mi sono sembrate perfette per il blog : il momento di aprirsi è arrivato. Infatti : come potrei affrontare il tema di superare le nostre paure mentre io stesso ho paura di essere giudicato per gli argomenti presumibilmente “strani” che tratto? E ancora : come potrei scrivere sulla necessità di superare i nostri limiti nel momento in cui scelgo un anonimato che in qualche modo è esso stesso un limite? Ovviamente non potrei farlo e quindi…

Mi chiamo Elvio Rocchi, sono un ingegnere che a un certo punto ha deciso di cambiare vita e dedicarsi tempo pieno alla musica e dopo alcuni anni di questa nuova vita ha deciso ancora di lasciare parte delle cose che aveva in Italia per trasferirsi a vivere per un anno in Colombia.

Sono anche un ex-atleta, ex-giocatore di basket, attualmente pratico lo yoga e mi appassiona tantissimo l’arte marziale che pratico : il kung fu. Ho studiato e mi sono diplomato in canto, ho studiato violoncello, suono il pianoforte e un po’ di chitarra, quindi sono quello che nel gergo musicale viene definito poli-strumentista, ho fondato ormai più di dieci anni fa un gruppo che esegue canzoni di De André che esiste tutt’ora e si chiama Mille papaveri rossi con loro ci siamo tolti tante soddisfazioni : abbiamo suonato in tutta Italia e fatto una tournée in Spagna. Amo andare in moto e soprattutto amo la mia Sukuzi Bandit 650 a cui ho dato il nome di Maria. 

Detto tutto ciò, per quanto non sia grazioso da dire, sono una persona che ha sofferto. La sofferenza è stata mia compagna di vita, odiata ma in qualche modo tollerata quando non persino amata : sulla sofferenza avevo costruito la mia identità e negarla avrebbe significato negare me stesso. Chi sono? – mi chiedevo. E la risposta era : sono una persona sfortunata a cui è successo questo e quello, che ha vissuto situazioni brutte e pensa che il mondo sia un pessimo luogo dove vivere e gli altri vili profittatori pronti a usarci quando gli serviamo. Sia chiaro che dalla mia bocca non sono mai uscite frasi del genere, ma posso assicurare che corrisponde a ciò che avevo in testa : vivevo scaricando nel mondo la mia insoddisfazione, e il mondo assumeva la forma che la mia insoddisfazione gli dava. La potremmo chiamare Legge della risonanza o anche Legge della vita di Elvio fino almeno ai ventisette anni : quanto più ci carichiamo di negatività, tanto più appaiono intorno a noi situazioni che generano altra sofferenza.

Poi è accaduto qualcosa.

Non so dire esattamente come accadde, è stato un misto di porsi domande e non stancarsi di cercare le risposte. È stato leggere la poesia “I limoni” di Eugenio Montale. È stato conoscere lo yoga e la meditazione. Grazie ad essi ho conosciuto persone nuove che mi hanno dato stimoli nuovi, indirizzato verso nuove letture. Nei libri ho trovato indicazioni su come proseguire nel cammino. Ma che cos’è questo benedetto cammino di cui tutti parlano? Per me è il distacco dal vecchio me stesso, un percorso verso un nuovo me più consapevole, cosciente, meno problematico, più sicuro, sereno, in pace con e col mondo.

E poi è arrivata la Colombia. Niccolò Fabi dice nel testo di una sua canzone : “sto bene quando sto lontano da me”. Ecco cosa credo significhino queste parole : ci sono fasi della vita in cui per trovare pace dobbiamo allontanarci dal noi stesso che siamo diventati. La mia prima rivoluzione l’avevo compiuta abbandonando il lavoro di consulente per dedicarmi anima e corpo alla musica, ma nel giro di qualche anno la routine, l’ansia per il futuro e l’attaccamento alle mie ambizioni si erano nuovamente impossessate di me. Stavo meglio di prima, ma il mio ego aveva comunque trovato un modo per mettermi in scacco. Allontanarmi da quel me stesso mi ha permesso di incontrarmi con il nuovo : quello che corrisponde alla mia vera essenza, alla mia piena coscienza. Tutti gli altri “me” che si alternavano (ed a volte ritornano!) altro non sono che una grande illusione dell’ego, possono assumere la forma dell’ingegnere o del musicista, della persona adirata e persino dell’uomo apparentemente saggio, ma conducono sempre nello stesso spazio : un angusto recinto da cui non si può evadere fino a che non ci si rende conto che le pareti che lo delimitano le abbiamo create noi.

Non mi vergogno a dire quanto segue del nuovo me stesso che ho conosciuto in Colombia : è un ragazzo simpatico, è in gamba e mi piace passare del tempo con lui. Non rinnego quello di prima (è grazie a lui se sono ciò che sono!) ma non sarei sincero se non dicessi che mi trovo meglio in compagnia dell’attuale.

Insomma, mi chiamo Elvio Rocchi e non posso dire di “aver trovato me stesso”, ma di essermici avvicinato, si! E non voglio più usare uno pseudonimo : scrivo un blog per raccontare il mio percorso, i miei viaggi e la mia musica. Scrivo per condividere le mie esperienze e perché vedo che c’è ancora tanta sofferenza nel mondo. Quando lo vedo mi ricordo di non essere separato dal mondo e mi dico che se dentro di me ce n’era così tanta forse devo scrivere affinché queste parole, per quanto incomplete, possano essere d’aiuto e conforto a chi si vuole mettere in cammino, un cammino che a me ha condotto verso un luogo in cui sicuramente l’oscurità non è debellata, ma in cui altrettanto sicuramente sono ormai presenti, in modo stabile, splendidi Spiragli di luce.

Concludo con questa immagine, che ritrae uno dei momenti per me più importanti e significativi : il giorno in cui mi consegnarono la locandina del concerto che avrei tenuto al prestigioso Teatro Tecal a Bogotá. Avevo a lungo sognato di suonare in quel posto e in modo molto naturale mi venne offerta la possibilità di realizzare questo mio sogno. Voglio concludere questo post con questa immagine e nessun’altra, perché rappresenta per me la dimostrazione concreta che, se decidiamo di cercare dentro di noi, di trovare un nuovo me stesso pronto a ricevere fidarsi, esiste già pronta per ciascuno di noi una realtà ancora più bella di quella che possiamo immaginare persino nei nostri sogni.

Elvio Rocchi concerto Bogotá

Grazie per aver letto questo articolo, arrivederci al prossimo Spiraglio.

Elvio